Il Nuovo Organo di San Giorgio
Pinchi - Skrabl 2012

                 

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LOCALITÀ: Rieti

EDIFICIO: Ex Chiesa di S. Giorgio, ora di proprietà della Fondazione Varrone, usata come auditorium/salva convegni.

AUTORE E DATA: Progetto e concezione Pinchi Organi, consulenza F. Cera - Realizzazione A. Skrabl

UBICAZIONE: in cantoria moderna, sopra la porta d’ingresso, con positivo tergale

NOTE STORICHE (prof. V. Di Flavio) :

S. Giorgio, chiesa antichissima, in origine sede di un monastero di donne longobarde (attestato nel 744), è da tempo adibita ad usi profani. Di un organo della confraternita di S. Giorgio in detta chiesa si parla la prima volta nel 1651. Nel 1656 si ha notizia di un organista della medesima confraternita. Quindici anni dopo (1671), in una visita pastorale si annota che la chiesa di S. Giorgio era dotata di un organo di grande pregio dorato («organo multisono magne extimationis deaurato»). Nel corso del secolo successivo lo strumento andò deteriorandosi e fu anche derubato di parte delle canne, come ci informa una relazione del 10 aprile 1777, nella quale si legge che in S. Giorgio

«vi è l’orchestra di nobile fattura, dipinta e dorata d’oro buono, ma trovasi colle sole canne di mostra, mancando tutte le altre rubbate, come è stato asserito».

L’ultima notizia è del 1828, quando nella chiesa vi era «un organo con sua orghestra in cattivo stato».

Dopo la rovina nella quale era caduta la chiesa, l'intera area e gli edifici circostanti sono stati recuperati dalla Fondazione Varrone, che ha promosso infine la costruzione di un nuovo organo di pregio.

NUOVO ORGANO Ispirato a Arp Schnitger 

Sulla scia della costruzione del Dom Bedos, la Fondazione Varrone, forse per spirito di emulazione competitivo (ben venga questo tipo di competizione!) ha promosso la costruzione di un organo a trasmissione meccanica di ispirazione settecentesca (Concezione: Ars Organi, F.lli Pinchi, consulenza di F. Cera, realizzazione Anton Skrabl), Lo strumento, di 25 registri dei quali 6 ottenuti per prolungamento meccanico, ha 2 tastiere e pedaliera. La cassa, monumentale ispirata alla tradizione Schnitger, offre il grand'organo ed il pedale su un ricco buffet a torri a base triangolare, e un bel positivo tergale avente mostra di 4', con il grazioso simbolo solare dello "Zimbelstern" al centro della cassa.

Le misure delle tastiere e pedaliera sono comodissime per l'esecutore, cosi pure il tocco della meccanica in fibra di carbonio, agile e ben bilanciato. I pomelli dei registri sono disposti secondo l'uso nord-europeo, ovvero sviluppati in larghezza, I comandi del motore e dell'illuminazione sono ben dissimulati nella registriera stessa, il motore è denominato "Calcant".  Per ragioni di spazio i registri del pedale (16,8,4 labiali e 16,8,4 ad ancia) sono stati ottenuti per prolungamento meccanico. La trasmissione, invero agile e precisa, e' costruita utilizzando materiali innovativi (FIbra di Carbonio) ma di difficile agibilità, per via degli spazi ridotti; il prolungamento meccanico impone il compromesso della prudenza da parte dell'esecutore, che deve evitare di azionare i 6 registri in questione mentre utilizza il pedale, pena l'incastro o la possibile rottura delle forcelle e/o tiranti in fibra di carbonio. La falegnameria è in rovere di Slavonia con incollaggi a vista nelle giunzioni delle torri. Lo strumento è certamente di buon gusto, ma confinato in un ambiente di volume esiguo per un organo di tali dimensioni (meno di 100 posti a sedere), tale da rendere arduo l'ascolto delle combinazioni forti di registri: questo ha richiesto una intonazione "ad hoc" da parte dell'Autore (Claudio Pinchi), e dopo la naturale "maturazione" offre una varietà timbrica tipica dell'epoca di riferimento ben riuscita. I primi tempi l'ambiente era talmente umido da mettere a repentaglio la "salute" dello strumento stesso (abbondante muffa e blocco delle unioni a cassetto), Il temperamento, volutamente clavicembalistico, mostra qualche evidente "asperità" durante l'esecuzione della letteratura classica dell'epoca, tuttavia si può dire riuscito e di gradevole effetto generale, in paricolar modo per le quintadene e la sesquialtera. Con questo strumento, Rieti vanta una disponibilità positivamente "anomala" di strumenti per una città di ridotte dimensioni (e di ridotta ricettività culturale, purtroppo). Ben venga questa tendenza a costruire strumenti "filologici", con casse eleganti e armoniose, senza subire gli eccessi degli architetti contemporanei e relativi disegni di casse e mostre di dubbio gusto e effetto estetico. Se ci fosse miglior coordinamento fra gli Enti, Comitati e Fondazioni per pianificare la costruzione e sopratutto l'utilizzo congiunto di nuovi strumenti, Rieti sarebbe tra le prime città "organarie" d'Europa.

VIDEO:  F. DESCHAMPS (Fondazione Varrone)

 

 

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